Il sonno rappresenta un elemento fondamentale per ogni essere vivente, eppure oggi si osserva una tendenza a ridurre le ore dedicate al riposo notturno per una serie di motivi, come lo studio, le pressioni lavorative e l’uso sempre crescente di dispositivi elettronici prima di addormentarsi.
La riduzione della quantità e, sopratuttto, della qualità del sonno interessa tutta la popolazione mondiale ed è interessante studiare tale fenomeno anche nel contesto sudcoreano.
La Dott.ssa Sooyeon Suh, psicologa clinica e professoressa di psicologia presso l’Università di Sunshin, analizza in maniera peculiare e approfondita su come la popolazione sudcoreana si relazioni con il sonno.
Intervistata da David Tizzard, andremo ad esplorare brevemente i fattori biologici, sociali e culturali che caratterizzano la cultura del sonno in Corea del Sud e quali sono le dinamiche che influenzano il riposo e il benessere di tale Paese.
Cosa dicono i dati?
Secondo le statistiche riportate dalla dott.ssa Sooyeon Suh, la popolazione sudcoreana dorme in media 7 ore e 51 minuti e recupera ore di sonno nel fine settimana, poiché durante la settimana lavorativa il tempo per riposare risulta insufficiente.
Ciò comporta ad un accumulo di 18 ore di sonno nel week-end, dato che rientra nella norma in quanto la Corea del Sud è parte dei Paesi OECD (Organization for Economic Co-operation and Development), in cui le ore di sonno si recuperano nel finesettimana.
La questione relativa al sonno ha suscitato sia preoccupazione sia interesse da parte di varie organizzazioni per la salute mentale, sopratutto da parte della National Sleep Foundation (NSF) e l’American Association of Sleep Medicine (AASM) le quali raccomandano gli adulti di dormire almeno dalle sette alle otto ore a notte per promuovere un adeguato funzionamento durante le ore diurne.
Nonostante tali informazioni, ci si domanda il motivo per cui la peninsula sudcoreana ha una qualità del sonno insufficiente e la dott.ssa Sooyeon Suh spiega come vi siano fattori culturali, biologici e sociali che incidono su tale aspetto.
Vediamo ora quali sono!
Sonno, 야간 근무 e 학원
All’interno della cultura coreana vige una vera e propria classe di persone soggette a dormire poco: si tratta dei i lavoratori che lavorano al di fuori dell’orario di lavoro, dedicandosi allo 야간 근무 (Yagan geunmu) ovvero il turno notturno.
Le ricerche non si soffermano solo ai lavoratori ma anche al pubblico adolescenziale e studentesco.
L’adolesecenza è il periodo di vita che richiede più sonno e nel 2014, il Korea Disease Control and Prevention Agency ha rilevato che un terzo dei bambini è soggetto a deprivazione del sonno a causa di una scarsa quantità di sonno la quale si aggira tra le 6 ore al giorno. Secondo la Dott.ssa Sooyeon, ciò è data dalla cultura che vige in Corea del Sud la quale richiede agli studenti di essere ammessi in un buon istituto, come i 학원 (Hagwon) (leggi anche: L’impatto degli Hagwon (accademie private) sulla vita degli studenti ) i quali rimangono aperti fino alle 11/12 di sera in maniera tale che gli studenti e le studentesse possano prepararsi al meglio per gli esami.
Il sonno come “pigrizia” e “inettitudine”
Come enunciato fin’ora, il sonno è un bisogno primario per ogni essere vivente ed è fondamentale sviluppare una buona qualità del sonno per promuovere un’ottimale funzionamento durante le ore diurne e prevenire, qualora fosse possibile, qualsiasi forma di malessere psicologico.
All’interno di tale dinamica, però, è fondamentale tenere conto anche dei fattori sociali.
La società sudcoreana rimanda alla cultura collettivista, ove ogni persona è responsabile della propria famiglia, della comunità e della società in cui è inserita, pertanto il sonno e il riposo sono considerati come un fattori di “pigrizia” e “inettitudine” che non giovano in alcun modo al contesto socioculturale.
Tale visione del sonno porta le persone a sviluppare malessere psicologico e uno studio ha rilevato una correlazione tra qualità del sonno e tasso di suicidio. Pertanto, la società sudcoreana è diventata più consapevole dell’importanza del sonno e dei suoi benefici in termini di salute mentale e si è adoperata per promuovere un equilibrio tra la vita privata della persona e quella sociale.
Il co-sleeping
Un aspetto di particolare interesse trattato dalla Dott.ssa Sooyeon è la cultura del “dormire insieme”, ovvero il co-sleeping.
Tale pratica si riferisce alla condivisione di spazi notturni all’interno del nucleo famigliari e spesso i figli dormono in stanze condivise con i genitori, anziché in stanze separate.
La Dott.ssa Sooyeon sottolinea come il co-sleeping ha delle ripercussioni sullo sviluppo emotivo dei bambini e segnala anche casi in cui questa pratica può essere protratta fino all’età della pubertà. Il co-sleeping, non influisce solo sui figli ma ha gravi ripercussioni anche sui genitori stessi, i quali possono sperimentare tassi di insonnia più elevati a causa di tale condivisione.
La Dott.ssa Sooyeon sottolinea come il co-sleeping può essere gestito supportata da ricerche scientifiche: i bambini compresi tra i 6 e 8 mesi sono in grado di sviluppare competenze fisiche che consentono loro di dormire da soli la notte, pertanto è suggerito di interrompere il co-sleeping quanto l’infante raggiunge tale età.
Tramite sia le ricerche scientifiche sia attività di sensibilizzazione è possibile promuovere una migliore qualità di vita sia per i genitori sia per i figli stessi, favorendo così una maggiore capacità di regolazione emotiva e una migliore qualità del sonno.
Sonno e genere
E’ possibile che la qualità di sonno si differenzia anche tra femmine e maschi?
La domanda è positiva e la dott.ssa Sooyeon spiega come la popolazione femminile è soggetta a maggiori problemi e difficoltà legati al sonno con l’avvento del menarca in poi.
La Dott.ssa Sooyeon sottolinea come la popolazione femminile, dato il ciclo mestruale, è esposta ad una condizione di insonnia in una percentuale maggiore rispetto alla popolazione maschile. Ciò è dato da un continuum di momenti di sonno e veglia, rendendo il ciclo del sonno incompleto, portando ad una possibile traiettoria verso un malessere psichico.
Indubbiamente, non vi è solo l’aspetto biologico ma anche quelli sociali e culturali. La questione di genere non si ferma solo ai fattori biologici, ma tocca anche quelli sociali e culturali. La penisola sudcoreana identifica la donna come la principale responsabile delle cure parentali e ciò comprende anche assicurarsi che il/la proprio/a figlio/a sia in un costante stato di benessere, anche per quanto riguarda il sonno.
Il sonno: tra il bedtime procrastination e revenge bedtime procrastination
Fattori biologici, culturali e sociali: non sono solo questi gli elementi che influenzano la qualità di sonno.
Il XXI secolo è un periodo storico in cui le informazioni sono veicolate dai social media e il sonno è influenzato da questi ultimi.
Con l’avvento dei SNS (Social Network Sites) e dei dispositivi elettronici, viene meno il tempo dedicato al sonno e ad una maggiore attenzione all’uso dei social media. Ciò ha portato alla diffusione di un fenomeno conosciuto come bedtime procrastination, ovvero “posticipazione dell’ora per andare a dormire”. Tale fenomeno porta la persona a passare dai 70 minuti alle tre ore a settimana sui social media prima di andare a dormire, portano anche ad una perdita della concezione del tempo la quale ha ripercussioni sulla qualità e quantità di sonno.
Ma cosa porta ad usare il cellulare prima di dormire?
I moventi dietro tale fenomeno sono multipli. Il primo è data da un senso di merito: la persona pensa di meritarsi l’uso dei social media prima di dormire a seguito di una giornata di lavoro. Ulteriormente, ciò che motiva tale comportamento è un profondo senso di solitudine sociale, situazione che in paesi come la Corea del Sud può manifestare anche in presenza di altri (leggi anche: Corea del Sud: aiuto e assistenza ai giovani hikikomori). Di conseguenza, in molti ricorrono al cellulare per connnettersi con gli altri tramite il cellulare, nonostante siano circondati fisicamente da altre persone.
Un altro motivo è dato dal fatto che i social media e l’uso dei dispositivi elettronici prima di dormire diventano un “luogo sicuro” contro emozioni e pensieri negativi e ruminazione.
La dott.ssa Sooyeon Suh sottolinea come, a seguito del bedtime procrastination si puà manifestare anche il revenge bedtime procrastination inteso come la presa di consapevolezza che si sta passando molto tempo dietro uno schermo e la persona, pertanto, cerca di avere più autocontrollo sul tempo trascorso sul telefono prima di dormire.
Conclusione
Si può concludere come il 무궁화 (Mugunghwa) stia progressivamente diventando più sensibile sulla questione del riposo e del sonno: da una tendenza a sacrificare quest’ultimo in nome delle richieste sociali e culturali, si è assistito ad un cambiamento significativo verso una maggiore valorizzazione e comprensione dell’importanza del sonno.
Fonte:
K-Sleep: The Science and Psychology of How Korean People Sleep. (2024). YouTube. https://youtu.be/lmmAVpMWDn4?si=plz0jjUh9WHM65yv