Avete presente le decorazioni meravigliose che adornano i palazzi reali coreani?
Ecco, visualizzando l’immagine nella propria testa si possono notare dei colori ricorrenti quali verde, blu e rosso e dei disegni come fiori o animali.
Bene, quelli si chiamano Dancheong e in questo articolo approfondirò la loro storia ed origine molto interessante.
Cos’è il Dancheong
Il temine Dancheong (단청) significa letteralmente “cinabro e blu-verde” e costituisce quelle che sono, appunto, le decorazioni sui palazzi reali e templi sparsi in tutta la Corea.
Basata sui cinque colori (blu, bianco, rosso, nero e giallo) rappresentanti dei cinque punti cardinali insieme al metallo ed al legno che costituiscono la filosofia dello yin e yang cinese, veniva impiegata come decorazione simbolica e non solo.
Infatti, tutto quel lavoro minuzioso era anche svolto come protezione del legno poiché l’esposizione a cambiamenti climatici e di temperatura poteva rovinare il costrutto.
Gli artigiani addetti alla realizzazione di queste opere d’arte sono chiamati dancheongjang e sono tesoro nazionale in Corea del Sud e, quindi, parte del National Intangible Cultural Heritage (CHA).
Secondi alcuni documenti, questo stile era esclusivamente riservato ai palazzi reali, templi Buddhisti, edifici governativi e scuole confuciane.
Ogni tecnica usata, dunque, raccontava la gerarchia sociale, distinguendole l’une dalle altre.
La storia del Dancheong
Durante il regno Goguryeo (37 a.C – 668) viene messo alla luce il primissimo e più antico Dancheong della storia coreana. I murali della tomba sono ricchi di rappresentazioni con la vita dei defunti e i desideri di prosperità che avranno all’ingresso dell’aldilà.
Quindi, all’inizio questo stile era impiegato nei corredi funebri, come in tante altre culture sparse nel mondo.
Solo con la dinastia Goryeo (918 – 1392) vengono date delle direttive più specifiche quali, per esempio, l’uso dei colori primari, in particolare del rosso, verde, nero e bianco e disegni più semplici, non più troppo complessi.
Nei secoli successivi, durante la dinastia Joseon ci furono le invasioni da parte del Giappone con la guerra Imjin e la dinastia cinese Qing, durata solo un anno, che lasciarono dietro di loro distruzione.
Nel periodo successivo, le tecniche si ampliarono, aggiungendo sfumature e il colore giallo.
Sebbene tutt’oggi si possano osservare queste meravigliose decorazioni, dobbiamo sempre tenere a mente che sono, per la maggior parte, ricostruzioni di quelle che dovevano essere le originali.
Solo nel complesso di tombe Goguryeo, nella Tomba del Generale nell’attuale città cinese Jilin e nei templi buddisti Boseoksa, Bongjeongsa e Sudeoksa è possibile ancora vedere la realizzazione originale di questa tecnica pittorica.
Vari stili e motivi decorativi
Troviamo tre categorie in cui possono essere divisi i Dancheong.
- La prima categoria é quella dei motivi geometrici che comprendono cerchi (spesso divisi in due parti), triangoli, rettangoli e linee. Alcune di queste potevano essere combinate tra di loro creando motivi continui analoghi alla tessitura della seta.
- La seconda aveva come centro gli elementi naturali come sole, luna, nuvole, montagne e via dicendo. Solitamente stilizzati, troviamo comunque dei casi associati sempre alla religione Buddista come l’elefante che poteva essere disegnato in modo stilizzato e realistico. I fiori di loto, sempre molto importanti, i crisantemi e rampicanti completavano l’opera d’arte.
- La terza, ma non meno importante, sono i simboli portafortuna che possono essere animali o anche associati alla natura, perché questa pittura, aveva lo scopo di rappresentare il legame con la natura. Le sfumature richiamano quelle di un albero (per la persistente quantità di verde sfumato sulla cima degli edifici) e la componente umana, ovvero il lavoro di decorazione.
Tutto questo costituisce armonia, un tema molto importante e ricorrente nella cultura antica coreana.
I diversi stili, invece, avevano lo scopo di descrivere a primo impatto la gerarchia sociale degli stessi edifici. In breve, lo stile più basso, quello gachil, ha un singolo colore, verde o rosso.
Lo stile moro aggiunge i motivi floreali sul lato delle travi di legno alla solita base fatta dal gachil. Gli spazi vuoti vengono riempiti con linee.
Il geum, invece, é lo stile più alto che contraddistingue i templi buddisti perché primi ad utilizzare questa tecnica elegante. Questo, infatti, raffigura soggetti sacri come Buddha stesso, uccelli, pesci, fiori, spiriti, guardiani e figure storiche o leggendarie.
Conclusione
Un argomento un po’ complicato da raccontare, ma non impossibile per via della bellezza che si porta con sé. Sicuramente un tema molto affascinante che mi ha tenuta incollata allo schermo.