In tempi difficili scrivere sembra essere l’unico modo per esprimere i propri sentimenti interiori. Durante la guerra di Corea circa 5 milioni di persone hanno perso la vita e molte famiglie sono state divise. Il paese era a pezzi e la gente era così esausta dalla sofferenza emotiva e fisica che c’era così poca speranza.
Oggi vi presento due poesie che mi sono piaciute tantissimo e che secondo me racchiudono al meglio ciò che è successo in quel periodo.
Fiore Su richiesta di chi sei sbocciato su questa terra desolata dove gli uomini hanno massacrano uomini, tu fiore senza nome che affronti il cielo con la tua fragile dolcezza? Come puoi tu, pianta delicata che sta su una strada soleggiata Sotto l'azzurro del cielo, cercare di cancellare, con il tuo ineffabile sorriso sul tuo fragile stelo, il frastuono assordante dei ruggiti dei cannoni e delle esplosioni delle bombe e delle urla e bagni di sangue che hanno scosso la terra fino al suo asse? Park Yangkyun
Park Yangkyun ha espresso questi sentimenti attraverso la sua poesia “Fiore” in cui ha espresso il sentimento di speranza per un futuro migliore che era qualcosa di fragile come un fiore ma allo stesso tempo tenace come la volontà del fiore di sbocciare.
A Toriwon La guerra, che era così cruenta, Svanì come una tempesta di pioggia, Lasciando capanne accartocciate E case di paglia con tetti bruciati. Oggi attraverso questo villaggio in rovina e carbonizzato Con passi casuali. L'unica cosa che il cielo ha risparmiato È un vecchio vaso d'argilla su uno scaffale, Che mi ricorda che, anche io, come il vaso d'argilla Sono stato risparmiato. Gli abitanti del villaggio che sono tornati Guardano dalle rovine verso le colline lontane. Il cielo è blu come sempre. Nel sole autunnale di Toriwon Un fragile cosmo Trema nella brezza. Cho Chi-hun
“At Toriwon” descrive le rovine di un villaggio che fu il luogo di una feroce e atroce battaglia nella fase iniziale della guerra. Nell’incisione di Cho si avverte un senso di sottile tristezza che all’inizio potrebbe sembrare distacco ma nasconde un profondo dolore e furore.
Il poeta non si sente fortunato per essere sopravvissuto, sente di essere stato risparmiato per caso, “come il vaso d’argilla”. Il fragile cosmo dell’ultimo verso è l’emblema perfetto per tutto il popolo coreano sfortunato e impotente.
Destino Vado nella stanza degli ambulatori con il mio foglio d'incarico. I soldati della Repubblica di Corea feriti ieri non si vedono da nessuna parte E solo il dottore e l'infermiera camminano nella stanza vuota. Le jeep che trasportano i soldati feriti arrivano Nel cortile dell'ospedale. Alcuni vengono portati in barella, altri zoppicano appoggiandosi ad altri, e altri saltano su una gamba sola. Da oltre la finestra la vista è la stessa di di ieri. L'unica differenza è che hanno stelle rosse sul cappello e un odore di sudore più forte. Il dottore e l'infermiera fanno le stesse cose che che facevano ieri. È questo lo spirito della Croce Rossa? Il nostro destino è iniziato quel giorno Di separazioni, morte e prigionia. L'amarezza di molti decenni era in agguato. Yu Ch’un-do
La guerra di Corea agli occhi di Yu è un male assoluto. Era una brillante studentessa di medicina quando la guerra scoppiò e la costrinse a farne parte come personale medico. Ha curato prima i feriti sudcoreani e poi i soldati nordcoreani occupanti
In “Destiny” descrive come da un giorno all’altro i soldati della ROK non si vedono da nessuna parte e al loro posto ora ci sono i soldati della Corea del Nord, inoltre condivide come trattando i soldati nordcoreani abbia sentito uno stretto legame umano e rispettato la loro ideologia.
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